Continua il calo della disoccupazione che scende al 6,2%, mentre l’occupazione rimane stabile al 62,3%. Confcommercio: “Si può guardare con ottimismo all’ultima parte del 2024”.
Secondo i dati Istat, ad agosto 2024 crescono occupati e inattivi, a fronte della diminuzione dei disoccupati. L’occupazione aumenta (+0,2 per cento, pari a +45 mila unità) per gli uomini, i dipendenti e in tutte le classi d’età, ad eccezione dei 35-49enni tra i quali diminuisce, così come tra le donne e gli autonomi. Il tasso di occupazione è stabile al 62,3%. Il numero di persone in cerca di lavoro cala (-2,8 per cento, pari a -46mila unità) per entrambe le componenti di genere e in tutte le classi d’età, ancora una volta con l’eccezione dei 35-49enni. Il tasso di disoccupazione scende al 6,2% (-0,2 punti), quello giovanile al 18,3 per cento (-1,7 punti). Il numero di inattivi cresce (+0,4%, pari a +44mila unità) tra gli uomini, le donne, i 15-34enni e gli ultra cinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,4% (+0,1 punti) (link ai dati completi in pdf).
Confcommercio: “Si può guardare con ottimismo all’ultima parte del 2024”
Commentando i dati sul mercato del lavoro, il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, ha sottolineato che “il permanere, anche ad agosto, di dinamiche positive nel mercato del lavoro è un ulteriore elemento che porta a guardare con un certo ottimismo all’ultima parte del 2024. Al netto dei movimenti mensili, che possono influire in misura limitata sulle decisioni di consumo e investimento delle famiglie, non va trascurato il fatto che il trend di crescita dell’occupazione rilevato negli ultimi anni ha interessato principalmente l’occupazione dipendente a carattere permanente: su oltre 1,9 milioni di occupati in più dal minimo di gennaio 2021, 1,6 milioni sono registrati da questa tipologia. Tendenza che non si è arrestata neanche negli ultimi mesi, a significare come il sistema produttivo nel suo complesso abbia ancora prospettive di crescita”. Tuttavia secondo Bella “non mancano in questo contesto elementi di criticità rappresentati dalle difficoltà di migliorare significativamente la partecipazione alle donne al mercato del lavoro e il permanere di dinamiche altalenanti sul versante dell’occupazione indipendente. Nel complesso, è necessario che i maggiori redditi dovuti alla crescita dell’occupazione e alle migliori condizioni salariali conseguenti agli importanti rinnovi contrattuali di recente attivati, attraverso un migliore sentiment delle famiglie, si trasformino in maggiori consumi: un circuito virtuoso che, almeno fino a ieri, ha funzionato poco e male. La riduzione dell’inflazione e, possibilmente, quella dei tassi d’interesse, migliorerebbero di molto le prospettive per la parte finale dell’anno”.
Altre notizie e approfondimenti sono disponibili nel nostro focus dedicato ai dati Istat.