GIORNATA DI CONFCOMMERCIO “LEGALITA’, CI PIACE”
Giunta alla nona edizione, la Giornata di Confcommercio “Legalità, ci piace” è un’iniziativa di analisi, denuncia e sensibilizzazione sulle conseguenze dei fenomeni criminali per
l’economia reale e per le imprese.
La giornata si è svolta mercoledì 20 aprile ed è stata caratterizzata dagli interventi del Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e del Sottosegretario al Ministero degli Interni Ivan Scalfarotti.
Quest’anno l’Ufficio Studi Confcommercio ha incentrato la sua indagine sulla diffusione dell’usura che, anche a causa della pandemia, è diventata la piaga principale per le imprese.
I fenomeni illegali – contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione – alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico-sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata.
Il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare l’attenzione su fenomeni criminali quali l’usura e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico.
L’usura è lo sfruttamento del bisogno di denaro di un altro individuo per procacciarsi un forte guadagno illecito. Nel rapporto usurario ci sono, dunque, la necessità di denaro e un’offerta che può apparire come un’immediata possibile soluzione per chi si trova in difficoltà. Viene così concesso un prestito a un tasso d’interesse superiore al cosiddetto ‘tasso soglia’, rilevato ogni tre mesi dal ministero dell’Economia e delle Finanze e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, che si calcola aumentando del 50% il tasso effettivo globale medio (TEGM) relativo ai vari tipi di operazioni creditizie.
Il reato di usura è previsto dall’art. 644 del codice penale, che di fatto distingue tra usura oggettiva (o presunta), quando si applicano tassi di interesse superiori alla soglia definita ogni tre mesi dal Ministero del Tesoro e soggettiva (o concreta), quando l’usuraio applica un interesse al di sotto della soglia ma comunque sproporzionato rispetto alle possibilità della vittima. Esiste inoltre l’aggravante di usura bancaria, imputabile qualora la richiesta di tassi usurari provenga da soggetti operanti in attività professionali, bancarie o di intermediazione finanziaria e nel dispositivo dell’articolo 644 si evidenzia come le aggravanti mirino a reprimere l’acquisizione da parte degli strozzini, talvolta legati ad organizzazioni criminali, di aziende o beni immobili.
Fin dall’avvio dell’emergenza sanitaria il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate o comunque investite da shock imponenti sulla loro attività economica. Il bisogno di liquidità e il rischio usura sono diventati quindi oggetto di indagine mirate.
Su questo tema sono state affidate da Confcommercio a istituti di ricerca qualificati periodiche indagini campionarie nazionali, rivolte alle imprese rappresentate, e finalizzate a far emergere quelle situazioni “grigie” che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l’esposizione al rischio usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l’attività delle imprese o chiuderla. Sono infatti le imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito quelle sulle quali è stata calcolata, dall’Ufficio Studi, la platea di attività “potenzialmente” esposte a rischio usura.
In questo quadro strumenti strutturali già esistenti, quali i Confidi, possono essere utili a prevenire il fenomeno del ricorso all’usura nell’ambito dei sistemi imprenditoriali locali.
E’ necessario, pertanto, rilanciare l’operatività dei Confidi a favore delle imprese a rischio usura (all’art. 15 della legge 7 marzo 1996, n. 108), attraverso un generale potenziamento e la revisione degli schemi di funzionamento. In particolare, gli interventi dovrebbero essere volti a semplificarne l’utilizzo e ad ampliarne l’accesso.
La stessa legge 108/96 regola l’accesso al fondo previsto dall’articolo 14, gestito dal Comitato di solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, istituto presso Ministero dell’Interno. In relazione alla piena funzionalità di tale Fondo – attraverso il quale le vittime di usura possono ottenere un mutuo commisurato agli interessi usurari e ai danni derivanti dagli stessi, senza interessi, da restituire in 10 anni – sono allo studio alcune ipotesi di modifica finalizzate a superare alcune criticità evidenziate nelle ultime relazioni annuali del Comitato.
Fra tali considerazioni vi è quella relativa alla valutazione di “quanto sia utile all’azienda “vittima di usura” l’erogazione di un mutuo ai fini del reinserimento nell’economia legale” dato che in molti casi il mutuo va “ad aggiungersi alla cospicua mole di debiti che l’azienda già ha, rendendo così difficile sia la ripresa economica, sia la restituzione rateale dell’importo al Fondo.” Il monitoraggio sull’andamento del Fondo ha evidenziato infatti che oltre l’80% degli importi non viene restituito.
Infine, relativamente alla necessità di supportare il delicato e sofferto percorso di denuncia da parte delle vittime di racket e usura, sono da considerare positivamente, e pertanto da incentivare, i progetti di partenariato fra associazioni antiracket ed antiusura riconosciute (attraverso l’iscrizione agli appositi albi prefettizi) e le associazioni di categoria, partenariati che ottimizzano le sinergie fra l’esperienza e la professionalità delle associazioni antiracket ed antiusura e la capillarità e la vicinanza al sistema imprenditoriale delle organizzazioni datoriali, da sempre punto di riferimento e di ascolto degli imprenditori. Esempi in tal senso sono già stati sperimentati grazie ai finanziamenti del Pon legalità 2014 – 2021*
INDAGINE CONFCOMMERCIO SU USURA E FENOMENI ILLEGALI
Sintesi dei principali risultati
· Quasi il 12% delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021.
· L’usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27%). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l’usura è indicata in aumento dal 30% delle imprese. Il racket è in crescita per il 21% degli imprenditori.
· L’11% degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività.
· Il 17,7% degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città e al Sud.
· Di fronte all’usura e al racket il 58,4% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6% dichiara che non saprebbe cosa fare,il 6,4% pensa di non poter fare nulla. I dati sono più marcati al Sud.
Stime Ufficio Studi Confcommercio
· Almeno 30mila imprese del commercio, della ristorazione e della ricettività sono oggi ad elevato rischio usura.
· L’illegalità costa alle imprese del commercio e dei pubblici esercizi quasi 31 miliardi di euro e mette a rischio circa 200mila posti di lavoro. La perdita annua in termini di fatturato e di valore aggiunto è pari al 6,3%. In dettaglio, l’abusivismo commerciale costa 8,7 miliardi di euro, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 4,8 miliardi, la contraffazione per 4,1 miliardi, il taccheggio per 4,3 miliardi. Gli altri costi della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 6 miliardi e i costi per la cyber criminalità a 2,8 miliardi.