Tener chiusi i ristoranti a Natale? Follia
di Mauro Mambelli*
Le misure adottate con l’ultima ordinanza regionale, entrate in vigore ieri, allentano, anche se di poco, la stretta su esercizi commerciali e attività in senso generale. È vero che oggi i negozi
di vicinato possono stare aperti, in occasione del Black Friday che può dare un minimo di sollievo alle attività che viaggiano a meno 40-50% del fatturato rispetto allo scorso anno, di certo non sarà una giornata di apertura in più a risollevare le sorti di merceologie in completo affanno. E non si capisce perché i negozi nei centri commerciali debbano invece stare chiusi creando forti disparità all’interno delle stesse merceologie. Un dato lo voglio dare in anteprima al Carlino in base ad un sondaggio che Confcommercio Ravenna renderà noto la prossima settimana: oltre il 77% degli imprenditori ravennati del commercio, turismo e servizi sta avendo nel 2020 un calo di fatturato, percentuale che supera abbondantemente l’80% nei mesi di ottobre e novembre. Una situazione insostenibile per chiunque, anche per le aziende più strutturate. E le regole e i divieti che potrebbero essere assunti con il Dpcm Natale non ci lasciano tranquilli: la proposta di chiudere i ristoranti per il 25 e il 26 dicembre per l’intera giornata è assolutamente insensata che darà il colpo finale ad un settore che oggi non lavora più e che probabilmente per l’intero mese di dicembre dovrà chiudere alle 18. E basta con la favola dell’asporto e della consegna a domicilio come se fossero in grado di risolvere tutti i problemi della categoria: queste sono solo un contentino, una misera opportunità che non fa rientrare neppure delle spese di gestione, non ti da l’ossigeno per respirare. Anche le restrizioni degli spostamenti fra le regioni che il Governo vuole mantenere minerà ancora il settore alberghiero e turistico, probabilmente quello che ha sofferto e soffre di più, addirittura senza ristori. Togliere allora la possibilità ai ristoratori di lavorare a Natale e Santo Stefano (e forse anche a Capodanno) significherà per molti imprenditori del settore ripiombare in un baratro senza fine, come già accaduto in primavera, e per alcuni anche chiudere definitivamente l’attività. . *Presidente Confcommercio provincia di Ravenna