Sala gremita ieri pomeriggio nella sala di Confcommercio Ascom Cervia per parlare di Bolkestein in occasione dell’assemblea regionale del Sib Emilia-Romagna. Erano presenti il presidente del Sib Antonio Capacchione, la responsabile area legale Sib-Fipe Avv. Stefania Frandi, il presidente Sib Emilia-Romagna Simone Battistoni, il presidente Sib Ascom Cervia Gino Guidi, il presidente Confcommercio Ascom Cervia Nazario Fantini, il sindaco di Cervia Mattia Missiroli e l’assessora Michela Brunelli.
Dopo i saluti di casa del presidente Sib Ascom Cervia Gino Guidi e del presidente Confcommercio Ascom Cervia Nazario Fantini ha preso parola il presidente Sib Emilia-Romagna Simone Battistoni che ha spiegato “Grazie a tutti per essere qui, un momento importante di unione perché insieme dobbiamo portare avanti strategie per promuovere il nostro modello di ospitalità”.
La parola è poi andata al presidente del Sib Antonio Capacchione “Sono un bagnino come voi. Noi abbiamo difeso questa categoria nel corso degli anni ma non abbiamo risolto questa malattia seria perché non abbiamo avuto interlocutori politici seri. Su questa materia hanno fatto propaganda invece di impegnarsi seriamente per trovare una soluzione. Soluzione che non è questa legge. Sono decine le assemblee che stiamo facendo in questi giorni, non c’è giorno che, come Sib, non facciamo iniziative per dare informazioni e dire alla politica nazionale che ha un grande deficit di conoscenza e di capacità di soluzione dei problemi a differenza delle regioni e dei comuni – che da anni esercitano le funzioni in materia. Il demanio è un bene comune, gestito dal codice della navigazione, che ha regole diverse dalle strade – ad esempio. Oggi abbiamo una legge scritta male e frettolosa. Ad esempio, non si capisce quando una concessione ha rilevanza comunale, regionale nazionale o internazionale. Anche se non abbiamo fatto immediatamente la manifestazione a Roma noi siamo vigili, attenti e siamo pronti a fare tutto quello che è necessario per difendere la categoria.
Il mio impegno deriva dalla convinzione di difendere non solo l’azienda balneare della mia famiglia ma di difendere famiglie che hanno scelto questo come lavoro e che magari hanno ereditato l’azienda dal babbo o dal nonno. Questa è la fotografia dei balneari italiani. Certo, ci sono delle eccezioni, ma nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori autonomi, che fanno un lavoro durissimo. In estate non abbiamo orari, guardiamo in continuazione il bollettino meteorologico perché sappiamo cos’è il cattivo tempo, noi siamo questo che è un unicum al mondo. In altri posti si trovano le concessioni ma la balneazione attrezzata che si è creata in Italia in base alle leggi statali è una realtà unica. Lo Stato aveva scelto di realizzare una balneazione sicura ma non aveva i soldi e ha deciso di dare le concessioni agevolando le persone a prendere pezzi di spiaggia per garantire la balneazione in sicurezza. Negli anni la clientela ha avuto bisogno di più e così sono stati aggiunti dei servizi come il ristoro. La competizione adesso è tra destinazioni turistiche non tra gestori delle concessioni. Corriamo il rischio che l’errore di una politica attuale in poco tempo distrugga secoli di storia del turismo italiano. Nel G7 non verrà fatto parlare il balneare che è il 38% del turismo italiano mentre in Emilia-Romagna arriviamo al 74% del turismo totale.
Se cambia il modello fondato sulla gestione familiare sarà un dramma – il contenuto di socialità che diamo è altissimo. Le persone vengono nei nostri stabilimenti balneari a volte non fanno neanche il bagno o prendono il sole per stare in mezzo alla gente. Noi siamo le nuove piazze. Questo è un tratto dell’Italia, è il futuro. Difendere noi significa difendere l’Italia. La giurisprudenza così come le leggi non sono un dato per sempre. La questione della scarsità delle risorse va chiarita normativamente. Ma le questioni fondamentali sono due: il valore commerciale reale – perché tutte le aziende come quelle balneari lo devono avere – e il diritto di prelazione”.