CONFCOMMERCIO EMILIA-ROMAGNA
Confcommercio Emilia Romagna, alla presenza dei Presidenti e dei Direttori delle Associazioni territoriali e delle Federazioni regionali di categoria, ha incontrato nei giorni scorsi i candidati alla Presidenza della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale ed Elena Ugolini.
Durante l’incontro è stato presentato il Documento programmatico “Scriviamo insieme il nostro domani” con le proposte di Confcommercio per la prossima Legislatura regionale: una agenda di priorità da cui partire per rilanciare l’economia del Terziario in Emilia-Romagna, con una attenzione particolare al commercio, al turismo, ai servizi ma anche alle micro e piccole imprese e al mondo delle professioni.
Questi sono i “numeri” del Terziario in Regione: 232.833 imprese e oltre 1 milione di lavoratori. Una specificità d’impresa che si riflette anche a livello europeo: in Europa le PMI sono circa 24,3 milioni e rappresentano la quasi totalità di tutte le imprese (99,8%), forniscono 2/3 dei posti di lavoro nel settore privato (circa 85 milioni di posti di lavoro pari al 64,4% sul totale), contribuiscono a produrre più della metà del valore aggiunto totale creato dalle imprese con circa 4 miliardi di euro, per il 93,5% sono Microimprese (circa 23 milioni) e occupano meno di 10 dipendenti.
Un ruolo fondamentale, come fattore determinante di sviluppo e coesione sociale, che le MPMI del Terziario hanno saputo svolgere fino ad oggi con impegno ad ogni livello.
“Il comparto che rappresentiamo, in particolare il Terziario di mercato – dichiara Enrico Postacchini, Presidente di Confcommercio Emilia Romagna – oltre che per la dimensione di fatturato aggregato è il più significativo per la sua capacità di creare aggregazione sociale. Siamo quel grande corpo imprenditoriale costituito da una operosa classe media che ha sempre lavorato con impegno e senso di responsabilità.”
L’analisi dei dati congiunturali sottolinea lo stato di disagio vissuto dal piccolo commercio diffuso, ossia la rete di prossimità, testimoniato dal calo progressivo delle imprese e dei consumi, aspetto che influenza, negativamente, sempre più l’ambiente urbano. I motivi di questo preoccupante calo sono complessi, ma la gran parte dei problemi che affliggono il Commercio “tradizionale” deriva dal dover giocare la difficile competizione di mercato con soggetti che non soggiacciono alle stesse regole.
“Chiediamo politiche coraggiose per il commercio – continua Enrico Postacchini – che sappiano sostenere e incentivare un settore in fortissima evoluzione e che sta vivendo anni di crisi. Lo scenario conferma, nei fatti, l’urgenza di intervenire con un pacchetto di misure strutturali a favore del commercio tradizionale per valorizzare l’imprenditorialità di settore e i necessari processi di innovazione”.
Diventa importante la riduzione della pressione fiscale per la quota di competenza regionale e la tassazione locale, migliorando, nel contempo, l’accesso al credito: quasi il 40% delle imprese del Terziario, nel corso del 2023, ha ottenuto meno credito di quanto richiesto.
Risulta fondamentale agire anche sulle politiche urbane per sostenere la coesione sociale e la competitività delle imprese.
È fondamentale il riconoscimento dei valori extra-economici prodotti dalle imprese di prossimità e dell’azione che esse esercitano nel contrastare il degrado delle città, i fenomeni di spopolamento e desertificazione commerciale, l’illegalità e l’abusivismo, l’omologazione dei paesaggi urbani e la standardizzazione della loro offerta di servizi.
In Emilia Romagna il Turismo – altro settore del Terziario a cui dedicare una forte attenzione – rappresenta ormai il 12% del PIL regionale con 30.380 imprese attive.
“Il Turismo è uno dei principali fattori di crescita per l’economia regionale – afferma Postacchini – rispetto a cui occorre condividere ed intraprendere un processo di innovazione e qualità diffusa in termini di territorio, strutture e servizi, per costruire un moderno sistema dell’ospitalità resiliente e sostenibile, competitivo sui mercati esteri. Per fare questo occorre tornare a scommettere insieme sul rapporto tra privati e pubblico, rivedendo l’impianto dell’organizzazione turistica regionale definito con la Legge 4 del 2016.”.
In tema urbanistico sono ancora forti le preoccupazioni di Confcommercio che propone un accordo a Regione e ANCI per scongiurare l’eccessivo “sblocco” di superfici commerciali previste da precedenti strumenti programmatori, soprattutto in questa fase della normativa regionale in cui le Amministrazioni locali stanno riconoscendo diritti di costruzione datati e non più adeguati alle esigenze del mercato, affermando il principio dell’equilibrio distributivo.
E poi ci sono i temi dell’ambiente e della mobilità, delle infrastrutture e dei collegamenti.
“Il problema ambientale è serio – prosegue Postacchini – ma quando si impatta su aspetti legati al mondo dell’impresa e del lavoro, occorre intervenire con pragmatismo e gradualità: la politica dei divieti e della rigidità non premia. Ci preoccupano alcune misure nel Piano Aria PAIR 2030 come la prevista incondizionata estensione dei limiti alla circolazione nelle città”.
Lo stesso ragionamento vale anche per la transizione digitale.
“Non siamo contro la digitalizzazione – afferma Postacchini – ma è evidente che le grandi piattaforme di vendita on line spingono per conquistare una economia fisica che paga le tasse e crea aggregazione. È importante che tutto quanto abbiamo realizzato non sparisca, quindi è opportuno saper far convivere, nel giusto equilibrio, il nuovo con l’esistente”.
La formazione rappresenta un fattore imprescindibile per assicurare sviluppo economico, benessere ed occupazione.
“La formazione – conclude Postacchini – rappresenta un elemento fondamentale per assicurare la crescita della nostra regione. Occorre aumentare la quota di formazione continua alle imprese all’interno del FSE, definire strumenti formativi più flessibili per garantire il trasferimento di nuove competenze agli imprenditori e favorire il ricambio generazionale attraverso un rapporto sempre più stretto tra formazione professionale e formazione tecnica. La formazione non può essere considerata come una politica a sé stante, ma deve continuare ad essere integrata con il mondo dell’impresa e del lavoro”.