CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE: “BENE LE MODIFICHE, MA SERVONO ALTRI INTERVENTI”
Nota congiunta delle organizzazioni dell’impresa diffusa (Confcommercio, Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confesercenti) che, in attesa di conoscere i dettagli del decreto legislativo correttivo sul concordato preventivo biennale approvato dal Consiglio dei Ministri, chiedono al Governo e al Parlamento di introdurre ulteriori modifiche migliorative.
In attesa di conoscere i dettagli del decreto legislativo correttivo delle disposizioni sul concordato preventivo biennale, approvato dal Consiglio dei Ministri, le organizzazioni dell’impresa diffusa, Confcommercio, Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confesercenti, sottolineato in una nota comune che “le modifiche vanno nella direzione auspicata, in particolare la possibilità di effettuare i versamenti anche oltre il 31 luglio 2024, con una maggiorazione dello 0,4%. Positivo il giudizio anche sulla semplificazione della modalità di calcolo dell’acconto e sul riconoscimento delle perdite su crediti fra i componenti straordinari che possono essere considerati a riduzione del reddito concordato”. Le organizzazioni dell’artigianato, del commercio e delle Pmi chiedono, tuttavia, al Governo e Parlamento di introdurre ulteriori modifiche migliorative del concordato preventivo biennale. In particolare, sono tre gli aspetti che, secondo Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confcommercio e Confesercenti, devono trovare soluzione nel corso dell’esame del provvedimento. “Innanzitutto, considerata la necessaria fase sperimentale del concordato preventivo biennale, andrebbe prevista, in fase di avvio, la possibilità di applicare un’imposta sostitutiva sul differenziale fra il reddito dichiarato e quello proposto in adesione. Inoltre, è necessario che assumano rilievo fiscale le perdite maturate a seguito dei componenti straordinari non considerati nella stima. E ancora, va garantita maggiore flessibilità in uscita dal concordato preventivo biennale, riducendo lo scostamento di reddito e di valore della produzione che legittima l’uscita dall’attuale 50% al 30%. Infine, anche per rendere ancora più equo il concordato, va prevista per i soggetti ISA con punteggio superiore ad 8 e che non aderiranno al concordato, una riduzione dell’imposizione sui redditi incrementali rispetto a quelli medi riferiti al proprio punteggio ISA”.