SANGALLI: “TERZIARIO DI MERCATO CENTRALE PER NUOVA OCCUPAZIONE E CRESCITA DIFFUSA”
Relazione all’Assemblea Generale del presidente di Confcommercio: “continuiamo a creare lavoro e ad essere un grande ‘spazio’ del ‘fare impresa’”. Reazione economica ai danni della pandemia vera e propria “eccezionalità italiana”.
Le imprese del terziario di mercato creano ogni giorno buona occupazione, coltivano conoscenza, abilitano innovazione, immaginano il futuro collettivo”, che oggi “è incerto, segnato da contraddizioni profonde, da crisi drammatiche”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha iniziato la sua relazione alla trentottesima Assemblea generale della Confederazione nell’Auditorium Conciliazione di Roma. Ricordando poi che il terziario di mercato ha creato, tra il 1995 ed il 2023, “circa tre milioni e mezzo di nuovi posti di lavoro” ribadendo così la sua centralità “nel creare nuova occupazione e crescita diffusa. Nonostante tutto, continuiamo a creare lavoro e ad essere un grande ‘spazio’ del ‘fare impresa’”.
Produttività, occupazione, crescita è d’altra parte il “circuito” che Confcommercio ha tenuto ben presente anche nel rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del Terziario: “un buon contratto – ha sottolineato Sangalli – risultato dell’impegno comune delle parti sociali” e che “risponde tanto alle attese del mondo del lavoro quanto alle esigenze delle imprese perché interpreta le trasformazioni profonde del nostro tempo ed è espressione concreta di responsabilità”.Quella responsabilità che servirebbe per “contrastare una volta per tutte, anche con interventi normativi, il dumping contrattuale, i contratti pirata” rafforzando così “il ruolo della contrattazione esercitata da chi realmente rappresenta il mondo del lavoro e il mondo delle imprese” affermandone in tal modo “la valenza erga omnes: è la risposta più efficace alla questione del salario minimo”.
Il presidente di Confcommercio ha quindi lanciato un appello a “proseguire nella riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro” e a “valorizzare la sinergia tra welfare pubblico e welfare contrattuale e aziendale”, aggiungendo la necessità di “più formazione e di più lavoro, anche con la programmazione di adeguati flussi di immigrati”.
Su un piano più in generale, Sangalli ha poi evidenziato che, nonostante la produttività stagnante e le condizioni della finanza pubblica, il nostro Paese “ha recuperato, in termini economici, ciò che sembrava impossibile, cioè i nove punti di prodotto lordo persi nel solo 2020, andando persino oltre di quattro punti e mezzo rispetto ai livelli pre-pandemici”. Un risultato ottenuto “grazie al contributo di tutti” e che rappresenta una vera e propria “eccezionalità italiana”. Vi ha contribuito enormemente il turismo, che “sta registrando performance straordinarie e che quest’anno farà ancora meglio”. D’altra parte proprio il turismo, insieme a ricettività e cultura, “dice molto della centralità delle nostre città e dei nostri territori”, ma “il ruolo economico e sociale del commercio, dei servizi di prossimità – ha rilevato Sangalli – si scontra sempre più con il preoccupante fenomeno delle chiusure delle attività nelle città, dai centri storici alle periferie. La desertificazione commerciale è una ferita per l’idea stessa di cittadinanza”. Come combatterla? “Va livellato il campo di gioco: stesso mercato, stesse regole, amministrative o fiscali che siano” e bisogna adottare “politiche pubbliche che riconoscano appieno la funzione economica, sociale e di innovazione dei servizi di prossimità, nel contesto di un’agenda urbana italiana orientata allo sviluppo sostenibile”.
Parlando poi del “ruolo strategico delle infrastrutture, dei trasporti e della logistica”, il presidente confederale ha evidenziato che “il futuro è nella doppia transizione, verde e digitale. La sostenibilità o è assieme ambientale, economica e sociale o non è”.
Detto che per le micro e piccole imprese “l’accesso al credito è un problema che resta per lo più irrisolto” e che serve quindi “una riforma complessiva all’insegna dell’innovazione”, Sangalli ha concluso parlando di un “grande classico”: il fisco. E visto che il percorso della riforma “deve necessariamente fare i conti con il sentiero stretto della finanza pubblica e con la disciplina di un rinnovato Patto europeo di stabilità e crescita”, ha sollecitato un “deciso impegno europeo” per una “Global Minimum Tax” che preveda “una giusta tassazione delle grandi multinazionali e delle grandi piattaforme digitali globali”.